23 mag 2014

Abbracci e coccole fanno bene alla salute di grandi e piccini

Abbracciare e coccolare le persone che amate può aiutare a proteggere sia voi che loro dalle malattie.

I ricercatori del California Institute of Technology di Pasadena, negli Stati Uniti, hanno individuato i 'neuroni delle coccole', circuiti nervosi che trasmettono al cervello sensazioni di rilassamento e benessere, distribuiti su tutto il corpo e maggiormente concentrati sul viso e sulle braccia.



La sensazione di benessere che prova chi riceve delle coccole deriva, infatti, dalla stimolazione di alcuni neuroni sensoriali. Questi stimoli vengono interpretati dalla mente come un senso di gratificazione e appagamento, che aiuta anche il cervello.

Le carezze provocano nel cervello il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che, se scarsamente presente, sembra favorire la depressione.

Coccole e carezze sono essenziali anche a fini evolutivi. 
«Il contatto fisico favorisce una crescita sana. Studi noti da tempo dimostrano che una percentuale di bambini allevati in orfanotrofio ha sviluppato deficit emotivi proprio perché carente di un'affettività che passa attraverso lo scambio di effusioni».
I neonati sono da subito sensibili alle carezze e reagiscono ad uno stimolo tattile gentile con il rallentamento del ritmo cardiaco e la loro sensibilità a questo tipo di stimoli sembra essere una dote innata e ereditaria.

Lo dimostrano gli esperimenti condotti da Merle Fairhurst del The Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences a Leipzig, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Psychological Science. I ricercatori sostengono che la capacità di percepire ed essere sensibile al tocco piacevole di una carezza è vitale sin dai primi mesi di vita per il bambino a causa del ruolo fondamentale che gioca il contatto fisico nell'avvicinamento, nella formazione del legame affettivo genitore-bebè e nella sincronia che si stabilisce tra i bambini e genitori. (fonte)

Se i bambini piccoli non vengono toccati spesso, possono diventare gravemente depressi nel giro di poco tempo. Possono smettere di mangiare e semplicemente scomparire. I casi di bambini che muoiono per fame di amore sono una realtà. Anche quando le cose non vanno tanto male i bambini possono soffrire di danni permanenti se non vengono toccati e coccolati spesso. I bambini che vengono privati di amore e del contatto fisico spesso manifestano un comportamento sessuale promiscuo in età adulta, hanno difficoltà a rimanere con un partner perchè spinti dalla loro continua ricerca dell'amore.

Ma non sono solo i bambini a soffrire della mancanza di abbracci e coccole. Senza regolari dimostrazioni di affetto tutti noi diventiamo irritabili, instabili e più soggetti a soffrire per lo stress e le pressioni a cui siamo sottoposti.

I ricercatori dell'Università della California hanno inoltre scoperto che anche piangere fa bene, perchè distende i muscoli, riduce la produzione degli ormoni che provocano lo stress, abbassa la pressione del sangue e migliora l'assorbimento dell'ossigeno nei globuli rossi.
Secondo i cardiologi della University of Maryland Medical Center, piangere riduce il rischio di infarto. Un centinaio di pianti a dirotto avrebbero lo stesso effetto benefico di un quarto d'ora di corsa in bicicletta.

Ma perché alcune carezze piacciono e altre no? Tutto dipende, sempre secondo la ricerca condotta dal Caltech, dal modo in cui il cervello registra le emozioni trasmesse dal tatto. L'esperimento ha coinvolto 18 uomini eterosessuali: è stato chiesto a una donna di lisciare con il palmo della mano le loro gambe. I partecipanti non potevano vedere chi li accarezzava: in una prima fase dell'esperimento, a tutti è stato comunicato che a toccarli era una donna molto attraente, in una seconda che si trattava di un uomo. Dai risultati, rilevati grazie alla risonanza magnetica funzionale (lo strumento che evidenzia le zone del cervello attive in un determinato momento), è emerso che l'area cerebrale della corteccia somatosensoriale primaria diventava più attiva quando i volontari credevano che ad accarezzarli fosse una donna.

Esistono, però, anche persone che sembrano non subire il fascino delle carezze. 
«Secondo una ricerca condotta in Svezia - spiega Nicoletta Berardi, docente di psicobiologia all'Università di Firenze - i soggetti che non percepiscono come piacevole la stimolazione tattile legata una carezza sono privi di una popolazione specifica di cellule nervose deputate al riconoscimento dello stimolo».

FONTI:


Vernon Coleman
Come Impedire al Vostro Medico di Nuocervi - Libro
Guida del Paziente Consapevole - Quando la medicina fa più male che bene - Edizione Economica
Macro Edizioni





Marcella BarthUrsula Markus
Il Libro delle Coccole
Il linguaggio delle carezze, degli abbracci, dei giochi corporei
Red Edizioni

22 mag 2014

Alto Adige: vacanza e cura delle malattie respiratorie

Una vacanza in Alto Adige è un’occasione per immergersi nella bellezza dei suoi paesaggi, delle vallate e delle cime dolomitiche, delle cascate e dei ruscelli, e per gustare le sue specialità enogastronomiche, le acquaviti di frutta, le grappe da vinacce, i formaggi e salumi tipici; inoltre il territorio altoatesino è la patria della salute e del benessere naturale, capace di unire tradizioni e saperi antichi a tecnologie avanzate e scelte eco sostenibili.



Oltre ai bagni nel fieno o nel latte, ai trattamenti al vino, i massaggi alla pietra preistorica, per rilassare il corpo e la mente, è possibile anche curare le malattie respiratorie presso il Centro Climatico di Predoi, nell'alta Valle Aurina, una delle più incontaminate dell’Alto Adige, in provincia di Bolzano.

Il Centro, realizzato in un vecchia miniera di rame, inattiva dal 1971, è l’unico in Italia dove ci si possa sottoporre alla speleoterapia, metodo di cura basato sulla respirazione all'interno di grotte naturali o ex miniere caratterizzate da un particolare microclima. Una terapia collaudata da tempo in Germania e in molti paesi dell’Europa dell’Est, come Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia.
“Nelle caverne l’umidità relativa dell’aria si avvicina al grado di saturazione, ossia al 100%, permettendo così di respirare un’aria purissima e pressoché sterile. La temperatura varia da 8 a 10 gradi Celsius, per cui, nonostante l’aria sia quasi completamente satura di vapore acqueo, contiene in valore assoluto pochissima acqua. Quando l’aria, inspirando si riscalda ai 37 gradi della temperatura corporea, si ricarica di tanta acqua. Durante il passaggio attraverso le vie respiratorie, quest’acqua viene sottratta alle mucose che spesso, a causa delle infiammazioni croniche o dell’asma bronchiale, sono gonfie. In tal modo il gonfiore si riduce e la persona torna a respirare liberamente” – spiega il dottor Vincenzo Di Spazio, responsabile del Centro.

Sono molte le sintomatologie che possono trovare giovamento dalla speleoterapia, come l’asma allergicaenfisemaallergie al fienopollinosi allergica, ma l’aria pura priva di allergeni che si respira in grotta sarà di notevole beneficio anche ai fumatori e, altresì, per migliorare le risposte del sistema immunitario.

Dopo essersi addentrati all’interno della montagna per circa un 1 chilometro a bordo di un trenino, si accede alla grotta climatica, dove si inizia con una ventina di minuti di esercizi respiratori, seguiti da due ore di relax su comode poltrone. Il Centro è aperto da fine marzo a fine ottobre, tutti i giorni tranne il lunedì dalle ore 9 alle 14.40. Il costo per ogni seduta è di 15 euro, tranne per i bambini fino a 14 anni, gli over 65 e i portatori di handicap che pagano 13 euro.
Il tempo ideale di cura prevede 15 giorni consecutivi di permanenza nel Centro, con almeno due ore e mezzo al giorno dentro la miniera; il minimo è almeno una settimana” – spiega il dottor Di Spazio.
E per rendere perfetto il soggiorno ai clienti del Centro, l’associazione “Respiration Health Hotels” garantisce camere e strutture adeguate a coloro che soffrono di allergie e propone pacchetti con compreso l’ingresso in grotta.

Proposta di legge rumena: delfini come persone non-umane

Dopo l’India, che nel maggio 2013 stabilì il divieto di detenzione di delfini in cattività per l’intrattenimento commerciale, è la volta della Romania che, con la proposta di legge di Remus Cernea, un membro del parlamento rumeno, vuole riconoscere dei diritti ai cetacei, inquanto "PERSONE NON-UMANE".


In base a questa proposta di legge ai delfini dovrà essere riconosciuto il diritto alla vita, il diritto di muoversi liberamente nel loro ambiente naturale, senza che nei loro confronti venga compiuto nessun atto di crudeltà, il diritto a non essere separati dal gruppo a cui appartengono, considerato che la scienza afferma da tempo la loro elevata intelligenza, sensibilità e la loro capacità di formare complesse relazioni sociali. I delfini mostrano inoltre, un alto livello di organizzazione, un’ottima memoria, metodi di comunicazione e di contatto con l’essere umano.

Numerosi i consensi e le manifestazioni di approvazione che l’iniziativa di Cernea ha ricevuto; lo stesso Louise Psihoyos, regista del film documentario The Cove, uscito nel 2009, che parla dell’annuale caccia ai delfini a Taiji, in Giappone, in una lettera aperta rivolta ai media rumeni, esprime così il proprio pensiero:
È chiaro che la capacità dei delfini di pensare, sentire, fare esperienza, e manipolare il loro ambiente è pari a quella di un essere umano. Per questo motivo, credo che i delfini dovrebbero ottenere i nostri stessi diritti, in quanto persone non umane, ed essere protetti dalla legge.”
La cattura dei delfini era già proibita da tempo in Romania, ma l’aumento delle richieste dal Mar Nero per acquari e altre attrazioni stava, comunque, intensificando il commercio illegale di questi mammiferi marini e mettendo in serio pericolo la loro sopravvivenza.

Il disegno di legge prevede, inoltre, che le violazioni dei diritti in esso riconosciuti saranno “perseguite con pene equivalenti a quelle previste dal codice penale per le violazioni dei diritti delle persone umane”.

Se il Senato rumeno deciderà di convertire in legge la proposta, la Romania sarà un altro stato che, assieme al Costa Rica, all‘Ungheria, al Cile e all'India, rifiuta apertamente la cattura e il maltrattamento dei delfini, in nome anche della Dichiarazione dei diritti dei cetacei firmata nel 2010 a Helsinki, in Finlandia, da ricercatori e animalisti con lo scopo di riconoscere a balene e delfini come individui dotati di coscienza di sé.

Certo è che per avvalorare il contenuto di questa legge e della Dichiarazione dei diritti dei cetacei, occorrerebbe fare qualcosa in più, come eliminare le esibizioni dei delfini nei delfinari, nei parchi acquatici, negli zoo. In Italia, lo scorso, anno, l’ENPA presentò una denuncia alla Procura della Repubblica chiedendo il ritiro della licenza a Zoomarine, e un da sondaggio IPSOS risulta che il 68% degli italiani chiede la chiusura dei delfinari.