14 ott 2020

Educare con l'intelligenza emotiva: come e perchè aiutare i nostri figli a gestire le emozioni

 


L'educazione dei figli è uno degli aspetti della genitorialità che maggiormente preoccupa e genera interrogativi e dubbi, la parte più delicata dell'essere genitori. Anche io come mamma mi pongo numerose domande, leggo libri e sperimento nuovi approcci, ma sono anche consapevole che in tema di educazione non esistono ricette infallibili o soluzioni miracolose universalmente valide: nostro figlio è unico e nessuno meglio di noi lo conosce e può aiutarlo a diventare un adulto sereno e felice. La psicoterapeuta Isabelle Filliozat nel suo libro "Le emozioni dei bambini", scrive: "Le certezze altrui non vi aiuteranno. Troverete una soluzione nel dialogo con vostro figlio andando a tastoni, sperimentando". 

Grazie a diverse buone letture, ho anche appreso quanto sia importante per un bambino sentire che le sue emozioni vengono rispettate, ascoltate e accolte. Reprimere le emozioni o mascherarle per renderle socialmente accettabili è pericoloso: la tristezza, la rabbia e la paura possono non piacerci, ma in realtà sono essenziali. La chiave è imparare a gestirle. Le emozioni hanno bisogno di essere liberamente espresse, ma la maggior parte delle persone trova sconveniente mostrarle in pubblico, anche quando sono appropriate: "se la sofferenza non si vede non vuol dire che non esista, può far male a lungo se non ha lo spazio per essere espressa", scrive Filliozat.

E' importante dare a nostro figlio il permesso di esprimere le sue emozioni, di sfogare le sue frustrazioni. In questo modo gli comunichiamo il suo diritto ad essere se stesso, diverso da noi, e lo aiutiamo a sviluppare il suo quoziente emotivo.

Sempre più spesso si sente parlare di intelligenza emotiva e dell'importante ruolo che gioca nella crescita serena di ogni bambino: in questo articolo cercheremo di capire cos'è e come aiutare i nostri figli a svilupparla.

Intelligenza emotiva: cos'è

E' quella forma di intelligenza che permette di percepire, esprimere, comprendere e gestire le emozioni. "L'intelligenza emotiva permette al bambino di accrescere la sua autostima, di saper controllare le sue emozioni, elaborare pensieri costruttivi e instaurare sane relazioni sociali", afferma Sonia Martínez Lomas, psicologa e fondatrice dei centri "Crece Bien" (scuole per lo sviluppo emotivo e sociale), che nel suo libro "Descubriendo emociones" parla dell'importanza di educare e stimolare l'intelligenza emotiva addiritura sin dal grembo materno. Durante l'infanzia poi la gestione delle emozioni è un apprendimento fondamentale, la base di tutti gli altri. La nostra felicità, la nostra crescita equilibrata, il nostro benessere psichico dipendono da questo. 

 "Quando ero incinta del mio primo figlio, mi auguravo che fosse buono senza essere servile, sicuro e a suo agio con gli altri senza essere dominatore, coraggioso e intraprendente senza essere orgoglioso o cinico... felice con sè stesso e con gli altri. Mi auguravo che possedesse l'intelligenza del cuore", scrive la dottoressa Filliozat. 

Le emozioni abitano il nostro cuore dal momento in cui si forma, ma i bambini devono imparare a comprenderle, non sono in grado di dominarle perchè il loro cervello è ancora in fase di maturazione. Lui vede il mondo con i suoi occhi e lo interpreta con le informazioni incomplete che possiede. E' importante non giudicare le sue reazioni, non minimizzare ciò che prova.

Non si tratta di cambiare le emozioni, e tantomeno di evitarle ma di comprenderle: “Se non le capiamo, come potremo gestirle? E inoltre se non sappiamo a cosa servono ci infastidiranno e cercheremo di evitarle. Mentre, se le conosciamo e dedichiamo del tempo a parlarne con i nostri figli è probabile che tutto sia più facile", afferma Sonia Martinez.

Qual'è il primo passo per aiutare i nostri figli a gestire le emozioni?

Quale genitore non vuole vedere suo figlio felice? Per questo dobbiamo conoscere per capire, capire per essere empatici ed empatici per aiutarli, afferma Sonia Martinez.

E' fondamentale considerare le emozioni dei nostri figli come qualcosa di naturale, positivo, che li aiuta nella loro crescita, non sono nemici, anche se a volte non sono gradevoli per una mamma o un papà. A noi genitori non piace vedere i figli soffrire, vorremmo fossero sempre felici e ci angoscia vederli piangere o stare male, perchè consideriamo la rabbia o la tristezza emozioni negative. Ma "le emozioni non sono positive o negative; tutte sono necessarie perchè hanno una funzione e ci insegnano a vivere". 

La psicoterapeuta Filliozat ritiene che dietro quello che i genitori chiamano capriccio, dietro a un comportamento bizzarro, esagerato, all'incapacità di concentrarsi o di opposizione, c'è un'emozione bloccata, un bisogno nascosto, il messaggio che nostro figlio ci sta mandando. "Dietro i capricci ci sono domande, bisogni, richieste di aiuto; quando non vengono riconosciuti, il bambino sente che nessuno lo ascolta".

Ma come aiutarlo a gestire le emozioni che ha dentro di sè?

  • "Bisogna sempre lasciarlo esprimere, stargli accanto senza tentare di calmarlo mentre si sfoga, perchè piangere, gridare e tremare sono il suo modo di manifestare la sofferenza. Fidatevi di lui. Se sapete essere presenti e stargli vicino mentre piange, alle lacrime seguirà il rilassamento". Quando è più grande e capace di parlare, la prima cosa da fare è ascoltare le sue emozioni e prenderle sul serio, provare a guardare con i suoi occhi e ascoltare con le sue orecchie. Non chiedergli il perchè del suo comportamento o della sua reazione, spesso non ne è cosciente, e non sà spiegarlo con le parole. Chiedendogli invece "Che cosa ti rattrista?" o "Di cosa hai paura?" lo aiutiamo a trovare le informazioni che gli mancano e a chiarire la situazione.

Quando nostro figlio è arrabbiato, impaurito o triste non dobbiamo ignorarli o obbligarli a reprimere queste emozioni con frasi come "i bambini devono essere coraggiosi e non devono aver paura" o "le bambine piangono, non i maschietti"... ma dobbiamo accogliere la loro emozione, il solo fatto di sentirsi ascoltati nella propria emozione calmerà più efficacemente di qualsiasi parola detta per tranquillizzare.

Quando il nostro bambino è in collera con noi per avergli posto dei limiti, proietta sull'adulto il dolore della privazione. Se siamo capaci di accoglierela sua emozione, il bambino riesce a tollerare la sua rabbia senza sentirsi cattivo. 

Piangere, gridare, tremare sono un rimedio alle inevitabili tensioni della vita... l'emozione permette di riprendersi dopo una ferita.

  • E' parimenti importante ascoltare i nostri bisogni, le nostre emozioni. "Quando le nostre emozioni infantili restano represse, non possiamo cogliere la realtà dei bisogni di nostro figlio". Occorre guarire i nostri vecchi traumi per poter lasciar vivere i nostri figli secondo il loro ritmo.

Però attenzione considerare importanti i suoi bisogni non significa permettergli tutto o soddisfare ogni sua richiesta, ma saper mostrare le nostre emozioni senza farlo dubitare del nostro amore.

Ecco i consigli della dottoressa Martinez per affrontare questo tipo di situazioni

1) Tranquillizzarci tutti

La prima cosa da fare è non reagire con il nostro cervello più primitivo (gridando, punendo...), ma tranquillizzarci tutti, sia il bambino sia l'adulto; per esempio prendendo le distanze in una stanza o un angolo della calma, uno spazio dove genitori e figli possano rilassarsi con ciò che a loro più congeniale, ascoltando musica, cucinando, leggendo un racconto, facendo esercizi di respirazione... Qualcuno potrebbe pensare che in questo modo il bambino che abbia picchiato suo fratello o alzato la voce si senta premiato, ma non è assolutamente così. E' un modo di insegnare al bambino che non si deve agire o prendere decisioni "a caldo".

2) Contatto fisico e amore

Il contatto fisico, per esempio un abbraccio sincero o prendergli le mani, solitamente aiuta molto i bambini in momenti di massima tenzsione. Però c'è anche chi preferisce che nessuno lo tocchi quando sono arrabbiati, e bisogna rispettarlo.

"Un esercizio che sempre raccomando di fare in famiglia è parlare con naturalezza di cosa vorrebbero che l'altro facesse per loro quando si arrabbiano o sono tristi. Conoscere in anticipo le preferenze dei nostri figli in quei momenti può aiutare molto.

3) Trovare soluzioni

Una volta calmati, dobbiamo cercare la soluzione all'accaduto. Non si tratta di trovare i colpevoli o sottolineare gli erroi commessi dal bambino, ma considerarli un'opportunità di crescita. E' importante empatizzare con il bambino e dirgli che capiamo la sua emozione. Per esempio: "capisco che ti sia arrabbiato quando il tuo amico ti ha tolto il gioco dalle mani". Tuttavia bisogna anche fargli capire che questo non giustifica l'aggressione al suo amico, e pertanto deve trovare il modo di rimediare all'errore. I genitori possono aiutarlo facendogli delle domande, quali "Secondo te cosa potrebbe far star meglio il tuo amico dopo ciò che è successo?", ma se non dovesse rispondere potrebbero dare dei suggerimenti ("cosa ne pensi se ...?"), lasciando che sia lui a scegliere la strada da seguire.

4) Anticipare le situazioni

E per ultimo, raccomando sempre di anticipare le situazioni: i genitori sanno che cosa infastidisce i nostri figli o li fanno arrabbiare, pertanto può aiutare molto anticipare loro un evento prima che accada, affinchè essi stessi trovino il modo di porre rimedio alla situazione prima che si verifichi.

Per esempio, se sappiamo che nostro figlio si arrabbia molto al momento di andar via dal parco, potremmo dirgli "so che ti arrabbi quando dobbiamo rientrare a casa, ma sappi che se andiamo al parco poi bisognerà rientrare. Potremmo fare qualcosa per evitare che quel momento ti faccia arrabbiare?". Una strategia che funziona molto bene è introdurre il gioco in questi momenti delicati, come per esempio proporre a nostro figlio di arrivare alla macchina o a casa saltellando come canguri, cantanto o raccontando barzellette..


I sensi di colpa non aiuteranno nostro figlio, scegliamo di essere genitori responsabili. Il mestiere di genitori è veramente difficile, addirittura impossibili secondo Frerud, poichè ci pone di fronte a noi stessi, ai nostri limiti, ci ripropone dolori che ancora non abbiamo superato. 

Letture consigliate




 
 
 
 

mascherine 

altre mascherine

yoga piccolo piccolo  

Cuffie auricolari


Nessun commento:

Posta un commento